martedì 11 gennaio 2011

post ""catto-comunista"" (Diario)

"Io vi dico: Ogni ricchezza
puzza di ingiustizia
, voi
usatela per farvi degli amici,
così, quando non avrete più
ricchezze (cioè, quando
passerete a miglior vita,
intende Gesù), i vostri amici
vi accoglieranno presso Dio
"

[Lc 16, 9 - 13]

Vorrei ogni tanto tornare coi piedi per terra
e parlare di argomenti più concreti, spinto
dalla cronaca e a malavoglia.

Vorrei commentare la questione del braccio
di ferro tra la Fiat-Marchionne e la Fiom
sulla questione delle deroghe al contratto
di lavoro nazionale di settore, un contratto
speciale quello "offerto" dalla Fiat, meglio,
quello "estorto" col ricatto del mancato
investimento e del possibile declino dello
stabilimento di Mirafiori, che prevede un
notevole appesantimento delle condizioni
di lavoro in fabbrica (aumento dei turni,
taglio delle pause, possibilità di arrivare
fino a 10 ORE consecutive di lavoro in
catena di montaggio, etc.). Questo, a fronte
di una maggiore sicurezza occupazionale,
nel breve periodo (legata al successo delle
Jeep vendute in USA, ma costruite in parte
a Torino), e ad aumenti salariali, che sono
ora tra i più bassi d'Europa.

La questione è divenuta determinante per
il referendum che i lavoratori di Mirafiori
si apprestano a sancire nei prossimi giorni:
un Sì oppure un No all'accordo in deroga
(in deroga persino dalla Confindustria).
Il candidato sindaco di Torino, Fassino, si è
detto per il Sì, se lui fosse un operaio.
Già, se lui fosse un operaio, se avesse
anche solo provato per un giorno a lavorare
attaccato ad una linea di montaggio per 8
ORE a fare lo stesso identico movimento, un
giorno, una settimana, un mese, degli anni.
Avete presente il film "Tempi moderni" di
Charlot? Ma siccome non lo ha mai fatto,
pensa che sarebbe giusto votare Sì, e
paradossamente, andando avanti verso la
Cina e L'India, far tornare indietro all''800 i
rapporti e le condizioni di lavoro in fabbrica.

Bene, io quell'esperienza l'ho fatta, il destino
mi ci ha condotto nel Luglio del 1999, come
addetto al montaggio in carrozzeria, assunto
da un'agenzia interinale (ci fu il passaggio
dalla vecchia alla nuova Punto e molti
materiali dovevano essere ancora testati,
niente di meglio per farlo, che un gruppo
di giovani inesperti, cui si poteva anche
attribuire la scarsa capacità nelle difficoltà
della transizione produttiva). La mia durata
in quelle condizioni è stata di quasi un
mese (tra le cose peggiori, ricordo che il
tempo effettivo che si aveva per fare il
pasto entro il turno si riduceva a circa 10
minuti, per via della distanza enorme tra
la linea e la mensa), dopodichè ho stabilito
che quelle non erano condizioni di lavoro
umane, almeno per la mia idea di uomo,
che, se anche non riuscisse a realizzarsi
nel lavoro, dovrebbe almeno avere la
possibilità psico-fisica ed energetica di farlo
al di fuori, per evolversi in qualunque campo,
mentre ciò che si percepiva era la probabilità
reale di un abbrutimento di un individuo preso
in un simile meccanismo. Solo qualche giorno
fa, alcune scritte sui manifesti mettevano il
nome di Marchionne accanto alla triste e nota
stella a cinque punte. Non si può dimenticare
che negli anni di piombo, terreno di coltura
e humus del terrorismo furono le fabbriche,
Ilva di Genova e Mirafiori tra le altre.

Per inciso, anche Marchionne ha fatto
l'operaio, ma per poco, capendo subito che
non faceva per lui, come ha dichiarato in una
intervista a Fabio Fazio. Legittimissimo -
infatti non è proprio una cosa che si avvicini
allo standard umano, almeno quello previsto
da Dio per la sua creatura, ma come fa a
scordarsene così facilmente. Va bene che Lui,
adesso, lavora 14 ore al giorno - supersolare
immagino - ma non è proprio la stessa cosa
presiedere consigli di amministrazione, fare
planning industriali, riunioni, studi, pr, etc.
etc.

Per altro inciso, anche mio padre ha fatto
l'operaio, negli anni '50, alla Fiat Motori
come tornitore (quindi con un minimo di
specializzazione e varietà del lavoro).
Tempo 3 mesi anch'Egli realizzava che
quando entrava in fabbrica si sentiva morire
dentro e gentilmente salutò. Mi ha sempre
ricordato il commiato del caporeparto:
"Se lei lascia la Fiat non troverà più un posto
qui a Torino". Maledizione naufragata
in breve, poichè mio padre, che aveva
ambizione e capacità, cambiò molte
occupazioni, finchè, la fortuna di una prima
casa in Bilancia e forse di una Luna in XI,
lo portò a conoscere mia madre, e suo
suocero lo avviò con successo alla nascente
attività di agente immobiliare con patentino
e iscrizione al ruolo alla CCIA (mio nonno,
tra l'altro fu decorato con il Cavalierato al
lavoro, o alla Repubblica, non ricordo).

Insomma, vengo da una famiglia pacifica
e di commercianti e imprenditori-mediatori,
piccolo borghesi. Non ho mai abbracciato,
neanche alle superiori, teorie comuniste
o rivoluzionarie, benchè ci fossero propinate
a iosa. Tuttavia, quantunque il Cavaliere
la pensi diversamente, il cristianesimo
è molto più vicino al comunismo di quanto
lo sia al capitalismo
, sempre più selvaggio
e sregolato, come anche recentemente
ha ricordato Papa Benedetto XVI.

Quindi, se vogliamo andare davvero verso
un progresso dell'umanità, ma di TUTTA,
anche degli ultimi, anche di quelli extra-
comunitari che ora prenderanno i posti che
gli italiani non vogliono a ben vedere più
fare (e che la cronaca mostra ogni giorno
ingrossare le fila del disadattamento
sociale e della microcriminalità), non c'è
altra via che quella di riforme in senso
egualiario, che vadano verso un'equità
sociale, che permettano una mobilità
sociale da una classe all'altra ed una
progressiva riduzione della distanza tra
quelle esageratamente elevate e quelle
sotto la soglia della povertà e dignità.
Non mi sembra proprio che questo
contratto-capestro, proposto col ricatto,
vada in questa direzione.

p.s. questo post naturalmente non
muta l'orientamento politico di questo
blog, che si fonda innanzitutto sui
valori della verità e dell'onestà e
capacità dell'impegno politico
.

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